| Scusate avevo dimenticato di aver postato qui. Non pensavo di suscitare tutto questo interesse.
Cmq è una storia che si perde nella notte dei notte dei tempi, quando un giovane studente universitario inizia ad approfondire la conoscenza con una ragazza del quartiere.
Hai presente quella che conosci da tempo e non hai mai avuto modo di frequentare? Beh, si comincia a parlare, si scambiano opinioni, si parla di università, si scoprono interessi comuni…
E poi ti accorgi che la ragazza, risaputamente carina, è veramente carina.
Ha due magnifici occhi, di un misterioso color grigio/verde/azzurro e riflessi oro (non è invenzione questa).
Ti accorgi che nel complesso, anche se non ha un fisico da modella perché tendenzialmente “morbida”, è comunque intrigante, sensuale nelle sue morbidezze.
Anzi, nella nuova frequentazione, anche se all’inizio molto saltuaria in quanto meri amici, si comincia a notare un particolare abbigliamento.
Erano gli anni ’90, magari tu andavi ancora alle elementari, ma nella zona dove viveva questo giovin studente andavano di moda i body da intimo (o simili) portati come sotto-giacca.
Puoi immaginare l’effetto che possono fare ad un ragazzo, tutt’altro che insensibile, i giochi “vedi non vedi”, il contrasto fra il nero della lingerie con il candido biancore della pelle di una giovin fanciulla.
Anche perchè la donzella non era, come dire, dimessa nella fattezze. Tutt’altro.
Aveva un’immagine intrigante, riusciva a attirare facilmente l’attenzione entrando in un qualsiasi posto.
Un po’ più alta di un metro e settanta, lunghi capelli neri, occhi da panico (come detto sopra), curve rilevanti, abbigliamento semplice ma ricercato, giusta dose di civetteria, non passava inosservata.
Il giovane quindi non poteva rimanere immune da questo fascino e cominciò a notare come da questi sotto-giacca molto femminili, risaltava, o meglio saltava all’occhio, un notevole decoltè.
Sinceramente, il giovinastro, non era completamente sprovveduto, anche perché addentro al mondo dei reggiseno e dei push-up sia per esperienza diretta (eheheheh) che per esperienza “lavorativa” familiare.
In quella fase intermedia in cui non si sa ancora come evolverà la storia, ma in cui gli ormoni hanno un certo peso, il giovane rifletteva spesso, soprattutto quando gli cadeva l’occhio da quelle parti, su quanto era opera della natura e quanta dell’uomo.
Fatte le dovute proporzioni, indagando con vari mezzi, era addivenuto alla conclusione che anche con un buon intervento di sostegni esterni ed una sapiente opera di marketing, quell’aspetto doveva riservare piacevoli sorprese. Non sulla quantità.
Nelle ipotesi peggiori si puntava su una seconda, di coppa minore, ma messe in giusto risalto. Non proporzionate al resto, ma di sicuro interesse!
In una ipotesi ottimistica si puntava su una terza, ma con qualche cedimento precoce, ed allora sostenuta con accortezza.
Anche in disquisizioni riservate con il migliore amico, anch’egli dedito a tale analisi ed ipotesi da anni, nelle lunghe serate passate davanti ad un birra, ci si era convinti di tale quadro.
Se si doveva trovare una nota critica a costei, cosa mai fatta in quanto le donne sono perfette per definizione, sia interiormente che esteriormente, non si sarebbe puntato di sicuro sul famoso decoltè.
Famoso si! in quanto oggetto e soggetto dei commenti invidiosi dei colleghi studenti…
Per farla breve la frequentazione diventò più intensa, sempre più intensa e le parole non bastavano più.
Ad ogni appuntamento, casuale, voluto o cercato, l’atmosfera si caricava sempre più di tensione. Tensione fisica, quella che ti fa tremare ogni volta che ti sfiori con l’altro. Fino a quando questa tensione si scatenò in una sera d’inverno.
Senza entrare nei particolari, puoi immaginare come i due si cercavano. Attendevano da tempo, si erano avvicinati a passi lentissimi verso quel momento, e come tutte le tensioni accumulate da tempo anche quella doveva liberarsi in una esplosione. Una scarica che bruciava i due, i loro sguardi.
E dopo le prime schermaglie, i primi baci che tolgono il respiro, gli occhi che si cercano, le mani che si rincorrono, scatta il desiderio dell’altro.
Lo sai, quella scossa che ti percorre le dita quando inizi a sfilare il maglioncino (era inverno e quel giorno… niente body), e poi mentre accarezzi il viso e premi le tue labbra sulle sue, inizi a sbottonare la camicina bianca, che sembra contenere con difficoltà quello che immagini da giorni, mesi…
E le dita scivolano sui bottoni, mentre senti il suo respiro che accelera. E poi senti premere e sfiorare le tue mani, quasi con ansia, da quel corpo che tanto hai immaginato. E allora sempre più fremente apri la camicina, abbassi le spalline del top, scopri il reggi, che non sembra essere quel temuto push-up anni 90 (che oggi credo sia tornato prepotentemente di moda) con compressione a 2 atmosfere. E’ un modello più femminile ed intrigante, e mentre la tieni stretta a te e cerchi di rimanere comunque romantico, riesci con una sola mano a sganciare il maledetto reggiseno a 3 gancetti (tipo corazzato) e stai per assaggiare il primo momento di gloria (in attesa dei successivi…) quando all’improvviso... Nooooooooooooooooo! Non può essere. Ditemi che la mia miopia è peggiorata, vi prego. Ho perso 6 diottrie perché sto peccando e sono stato punito?
Ditemi che è il buio della sera, il riverbero della luce, il riflesso dell’aurora boreale, la luminescenza di Chernobil, la congiunzione astrale avversa, i fumi dell’alcol accumulati e ritornati tutti insieme, ditemi che c’è una tempesta solare, una deformazione spazio temporale.
Ditemi che sto su scherzi a parte!!!!
Così giovane, così carina. Che tragedia!!! Indescrivibile. Gli unici termini che vengono in mente sono: vuoto, spazio, nulla e… ma chi ha fatto tutti sti graffiti su queste cosette brutte?
In alcuni dialetti del centro Italia, in varie forme, esiste il termine “apperasicchite”.
Deriva da “ far seccare le pere al sole” , come facevano i contadini per conservarle.
Ecco, questo termine dialettale, nel suo descrivere il risultato di un lungo processo, rende parzialmente l’idea della visione del giovin studente. Due cosine “apperasicchite”.
Con buona pace di tutta la tempesta, che si è trasformata in una fastidiosa e appiccicosa pioggerellina…
Ovviamente si parla di molti anni fa. Un'altra epoca, un altro mondo. Niente e nessuno dell'attuale vita dell'allore giovin studente è presente oggi.
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